del Sig. Bonaventura!
Ebbene si, cari internauti.
Qui comincia un progetto di poche pretese (è meglio esser chiari sin da subito!) volto a valorizzare quei tesori dell’ingegno e del design che vanno sotto il nome di retrocomputers, perlopiù custoditi nelle segrete stanze di appassionati, gelosi sacerdoti di un hobby sconosciuto ai più, il retrocomputing, appunto.
Parliamo dei computers, dunque, che fecero furore prevalentemente negli anni 80 e 90, e che divennero noti anche col nome di home computers.
Tra i più famosi cito il Commodore Vic 20,il Sinclair ZX81, il Commodore 64, il Sinclair ZX Spectrum, il Texas Ti 99/4A, lo standard MSX,e poi i più professionali Commodore Amiga, il Sinclair QL……
Ora, per non dilungarmi troppo, voglio solo precisare che la mission di questo blog sarà quella di incoraggiare la conoscenza di questi prodotti non certamente con scopi nostalgici bensì perchè, si sa, la storia è maestra di vita. E’ importante, dunque, conoscere da dove si viene per capire come è stato possibile arrivare agli standard tecnologici a cui siamo tutti oggigiorno abituati e, soprattutto per cercare di comprendere in quale direzione avanza il rapporto uomo macchina nella dimensione, diciamo, domestica.
A presto, pertanto, grosse novità!
E’ molto apprezzabile un blog che, attraverso il ricordo “vivo” delle proto-apparecchiature elettroniche, promuova (più o meno direttamente) una sorta di presa di coscienza tecnico-informatica.
Il possibile (anzi auspicabile) appredimento, mediante l’esibizione dei più vetusti fra gli home-computers, del funzionamento dei primordiali linguaggi di programmazione-macchina, infatti, potrebbe restituire, soprattutto alle nuove generazioni di digital natives poco avvezze all’interazione consapevole con il pc, un più corretto uso del mezzo elettronico.
In un mondo dominato completamente dalla “tecnica” – intesa marcusianamente come imprescindibile complesso di procedure esterne all’uomo – l’individuo in quanto sacerdote-offiiciantedi questo apparato sistemico sembra aver perso la libertà di potersi esprimere all’esterno – dunque svincolato – dalla “tecnica” stessa.
La coscienza di ciò che è stato pone le basi per una nuova etica che limiti, pertanto, l’utilizzo improprio della tecnica secondo cui, invece, tutto ciò che è possibile deve potersi attuare.
Al contrario, oggi come ieri – nell’epoca dei retro computers – e, forse, più di ieri abbiamo bisogno di poter pensare (l’unico atto che qualifica l’uomo in quanto tale) e chiederci se, in verità, tutto quello che è possibile sia davvero il meglio…
…che, poi, è il vero scopo della scienza…
La scienza ha sempre uno scopo umanistico…al contrario della tecnica che è un agire senza scopi ma solo per risultati (senza il controllo ferreo degli esseri umani)
Auguri*