Premessa.
Negli anni cinquanta del secolo scorso uno studio condotto da autorevoli esperti dell’epoca indicava in qualche centinaio di unità il mercato mondiale complessivo degli elaboratori elettronici. Alla luce dei fatti, raramente una previsione si rivelò tanto errata. A discolpa degli autori, occorre però tener presente che cosa era allora un elaboratore elettronico: una macchina enorme, che dissipava grandi quantità di energia, che si guastava ogni momento, che richiedeva utenti di rara specializzazione.
Il costo, le prestazioni, il tipo di addetti, giustificavano l’impiego di tali macchine solo in un numero limitato di applicazioni, in accordo con la previsione di cui sopra.
Che cosa invece sia successo di lì a meno di trent’anni, è di dominio pubblico. L’elaboratore ha registrato un progresso spettacolare, che ne ha cambiato radicalmente la faccia e le prospettive.
Da strumento di élite, riservato ad una ristretta casta di sacerdoti in camice bianco, è diventato, già verso la metà degli anni ottanta, lo strumento di lavoro giornaliero di milioni di persone, praticamente in ogni settore delle attività umane: è diventato, in altre parole, il personal computer.
L’elaboratore è divenuto addirittura strumento di una profonda trasformazione della società. Esso è stato infatti un veicolo della transizione, tuttora in corso, dalla società industriale a quella post-industriale, qualificata come la società dell’informazione.
Nella esplosione informatica, un fattore determinante è certamente costituito dallo straordinario progresso delle tecnologie elettroniche. Basti pensare che la potenza di elaborazione di una delle mastodontiche apparecchiature degli anni cinquanta già negli anni ottanta veniva realizzata da un dispositivo integrato delle dimensioni di un francobollo.
Dagli anni ottanta ai nostri giorni, poi, tanta altra strada è stata percorsa. Il progresso tecnologico nel frattempo ha infatti prodotto lo smartphone, lo strumento ideale per esplorare un nuovo universo virtuale, quello di internet, cambiando ulteriormente in modo radicale la nostra vita in quasi ogni suo aspetto.
In effetti, il progresso tecnologico è solo l’aspetto più appariscente della evoluzione complessiva dell’informatica. Questa evoluzione ha riguardato infatti non solo il modo di costruire l’elaboratore, ma anche la facilità di impiego. Sotto quest’ultimo profilo, di importanza fondamentale è stato il lavoro per superare o ridurre la barriera del linguaggio.
Per come è concepito, l’elaboratore possiede un linguaggio proprio che è assolutamente lontano dal linguaggio naturale dell’uomo. Un linguaggio di uni e zeri, che riflette la stuttura interna della macchina addirittura. Eppure anche se oggi sembra inconcepibile, questo fu il linguaggio in cui inizialmente si programmarono gli elaboratori. Si può affermare che se fossimo rimasti a questo stadio, le previsioni di diffusione di cui si è parlato all’inizio sarebbero state sostanzialmente centrate.
Lo sviluppo dei linguaggi di programmazione costituisce da solo uno dei capitoli più interessanti dell’informatica. Dai linguaggi simbolici uno a uno, in cui l’uso di nomi e simboli mnemonici solleva il programmatore da alcuni degli aspetti più faticosi del lavoro, a linguaggi più evoluti, orientati ad ampie aree applicative o addirittura a specifici problemi, già negli anni ottanta era stata fatta molta strada.
Con il crescente affermarsi dei linguaggi di programmazione orientati agli oggetti si è assistito ad un aumento esponenziale dell’astrazione dai dettagli del funzionamento di un calcolatore e dalle caratteristiche del linguaggio macchina.
In ultimo l’utilizzo dello smartphone, grazie al touchscreen, non richiede più la conoscenza di alcun linguaggio di programmazione.
La velocità del progresso tecnologico ha prodotto (e continua a produrre) in campo informatico una obsolescenza di strumenti e conoscenze la cui rapidità stride con il profondo impatto socio-culturale da essi prodotto.
Per preservare la memoria dei mutamenti indotti e rendere possibile una prospettiva storica l’Associazione, in collaborazione con il Dipartimento di Informatica dell’Università di Bari, è impegnata nella ricerca, raccolta e catalogazione di strumenti elettronici, calcolatori, periferiche, software, e della documentazione tecnica.
L’Associazione si occupa anche della preservazione del materiale raccolto mediante il recupero funzionale, il restauro degli oggetti, la copia e la digitalizzazione del materiale deperibile (come i supporti dati e la documentazione in formato cartaceo).
L’Associazione svolge inoltre attività editoriale e cura l’organizzazione di eventi culturali, tra cui in particolare mostre di sistemi informatici ed elettronici, soprattutto calcolatori, console e più in generale di materiale tecnologico prodotto negli anni ’70, ’80 e ’90 del secolo scorso con l’intento di promuovere la conoscenza della storia dell’Informatica da parte delle nuove generazioni.
Con queste iniziative cerchiamo di celebrare le grandi conquiste dei geniali pionieri che hanno consentito in tempi brevissimi l’avvento di un mondo popolato da nativi digitali educati a fruire inconsapevolmente di strumenti la cui esistenza viene data per scontata e di cui si sottovalutano potenza e complessità.
Obiettivo ultimo è l’apertura di un Museo Regionale Pugliese dell’Informatica e dell’Elettronica.